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mòstrati mia germana,
e mostra che ti diede in vario sesso
un istesso coraggio un sangue istesso. (le dá il foglio)
Risveglia lo sdegno,
rammenta l’offesa,
e pensa a qual segno
mi fido di te.
Nell’aspra contesa
di tante vicende
da te sol dipende
l’onor dell’impresa,
la pace d’un regno,
la vita d’un re. (parte)
SCENA II
Erissena, poi Cleofide.
Erissena. Sí funesto comando
amareggia il piacer ch’io proverei
per la vita di Poro. Oh Dio! se penso
che trafitto per me cade Alessandro,
palpito e tremo.
Cleofide. Immagini dolenti,
deh! per pochi momenti
partite dal pensier.
Erissena. Regina, ormai
rasciuga i lumi. Il consolarsi alfine
è virtú necessaria alle regine.
Cleofide. Quando si perde tanto,
necessitá, non debolezza è il pianto.
Erissena. (Lagrime intempestive!
Mi fa pietá: le vorrei dir che vive.)
SCENA III
Alessandro e dette.
Alessandro. Regina, è dunque vero
che non partisti! A che mi chiami? E come
senza Poro qui sei?