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non seppe il mio pensiero
che Asbite a Poro e ad Achille Omero.
Poro. (prende la spada di Alessandro, al quale una comparsa ne presenta subito un’altra)
Il dono accetto, e ti diran fra poco
mille e mille ferite,
qual uso a’ danni tuoi ne faccia Asbite.
Vedrai con tuo periglio, ecc.
SCENA III
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Alessandro. Indegni! Il ciglio
rasciuga, o principessa. Il tuo destino
non è degno di pianto. Altri nemici
trarrian da tua bellezza
la ragion d’oltraggiarti; ad Alessandro
persuade rispetto il tuo sembiante, ecc.
SCENA V
. . . . . . . . . . . . . . .
che rammenta le grandi. Ei di sua mano
del mio gran genitor macchiò col sangue
l’infauste mense; e, se pentito ei pianse,
io n’abborrisco appunto
la tiranna virtú, con cui mi scema
la ragion d’abborrirlo. Eh! l’odio mio, ecc.
SCENA VI
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Poro. Per Alessandro alfine
si dichiarò la sorte. A me non resta
che una vana costanza,
che un inutile ardir.
Cleofide. Son queste, oh Dio,
le felici novelle?