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varianti 367


non seppe il mio pensiero
che Asbite a Poro e ad Achille Omero.
Poro. (prende la spada di Alessandro, al quale una comparsa ne presenta subito un’altra)
Il dono accetto, e ti diran fra poco
mille e mille ferite,
qual uso a’ danni tuoi ne faccia Asbite.
          Vedrai con tuo periglio, ecc.

SCENA III

.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
Alessandro.  Indegni! Il ciglio
rasciuga, o principessa. Il tuo destino
non è degno di pianto. Altri nemici
trarrian da tua bellezza
la ragion d’oltraggiarti; ad Alessandro
persuade rispetto il tuo sembiante, ecc.

SCENA V

.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
che rammenta le grandi. Ei di sua mano
del mio gran genitor macchiò col sangue
l’infauste mense; e, se pentito ei pianse,
io n’abborrisco appunto
la tiranna virtú, con cui mi scema
la ragion d’abborrirlo. Eh! l’odio mio, ecc.

SCENA VI

.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
Poro.  Per Alessandro alfine
si dichiarò la sorte. A me non resta
che una vana costanza,
che un inutile ardir.
Cleofide.  Son queste, oh Dio,
le felici novelle?