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atto terzo 355


Erissena. L’asserí Timagene.
Poro. E v’ingannò.
Gandarte.  Ma quell’incerto sguardo,
quella pallida fronte,
quella man sull’acciaro, oh Dio! mi dice
che a un disperato affanno
il mio re s’abbandona, e non m’inganno.
Poro. E qual empio potrebbe
consigliarmi la vita in questo stato?
Erissena. Ah! no, germano amato,
non dir cosí; mi fai morir.
Gandarte.  Non sia
di tua virtú maggiore
la tirannia degli astri.
Erissena.  Hai molti alfine
compagni al duol; né de’ traditi amanti
tu il primo sei; né delle amanti infide
Cleofide è la prima,
né l’ultima sará.
Poro. (sorpreso)   Che?
Erissena.  Non dolerti.
Molto acquista chi perde
una donna infedel. Lascia che sposa
l’abbia pure Alessandro.
Poro. (sorpreso)   Abbia Alessandro
chi?
Erissena.  L’ignori? Cleofide.
Poro.  E obbligarla
chi a tal nodo potrá?
Erissena.  Nessun. Di tutte
le sue lusinghe armata,
ella stessa il richiese.
Poro. (stupito)   Ella!
Erissena.  E l’ottenne;
e i felici consorti andran contenti...
Poro. Dove? (impaziente)