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350 v - alessandro nell'indie


Erissena. Arrossisco per te: spergiura! infida!
Cleofide. Alle ingiurie, Erissena,
non trascorrer sí presto. Io ti vorrei
in giudicar piú cauta. Il tempo, il luogo
cangia aspetto alle cose. Un’opra istessa
è delitto, è virtú, se vario è il punto
donde si mira. Il piú sicuro è sempre
il giudice piú tardo,
e s’inganna chi crede al primo sguardo.
               Se troppo crede al ciglio
          colui che va per l’onde,
          invece del naviglio
          vede partir le sponde,
          giura che fugge il lido:
          e pur cosí non è.
               Forse tu ancor t’inganni:
          m’insulti, mi condanni,
          mi credi un core infido,
          e non sai ben perché. (parte)

SCENA II

Erissena, poi Timagene.

Erissena. E ostentar con tal fasto
si può l’infedeltá!
Timagene. (cercando per la scena, senza veder Erissena)
 Poro non vedo.
Questa è pur l’ora, il loco è questo.
Erissena. (senza veder Timagene)   E poi
ci lagneremo noi
se non credon gli amanti
alle nostre querele, a’ nostri pianti!
Timagene. Se il mio foglio ei non ebbe,
Asbite almen dovrebbe... (vede Erissena)
  Oh ciel! chi mai