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344 v - alessandro nell'indie


Alessandro. (Oh coraggio! oh fortezza!)
Cleofide. (Oh fede che innamora!)
Gandarte. (Il mio re si difenda, e poi si mora.)
Alessandro. (E fia ver che mi vinca)
un barbaro in virtú? No.) Poro, ascolta:
col tuo fedele Asbite
ti lascio in libertá. L’istessa via,
che fra noi ti condusse,
allo sdegno de’ greci anche t’involi.
Gandarte. E Cleofide intanto...
Alessandro. Cleofide è mia preda:
ritenerla potrei, potrei salvarla
senza renderla a te; ma, quando vieni
ad offrirti in sua vece,
la meritasti assai. Dall’atto illustre
la tua grandezza e l’amor tuo comprendo;
onde a te... (non so dirlo)..., a te la rendo.
Cleofide. Oh clemenza!
Gandarte.  Oh pietá!
Alessandro.  D’Asbite io volo
a disciogliere i lacci. Andate, amici;
e serbatevi altrove a’ dí felici.
               Se è ver che t’accendi (a Gandarte)
          di nobili ardori,
          conserva, difendi
          la bella che adori,
          e siegui ad amarla,
          ché è degna d’amor.
               Di qualche mercede
          se indegno non sono,
          la man che lo diede
          rispetta nel dono:
          non altro ti chiede
          il tuo vincitor. (parte)