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atto primo 329


Timagene.  Appunto
innanzi a lei di ragionar desia.
Alessandro. Venga. (Timagene parte)
Cleofide.  (Poro l’invia!
Chi è mai costui!) (turbata)
Alessandro.  T’è noto il suo pensiero?
Cleofide. Signor, l’ignoro, e non so dirti il vero.

SCENA XIV

Poro e detti.

Poro. (Eccola: oh gelosia!)
Cleofide.  (Poro!)
Poro.  Perdona,
Cleofide, s’io vengo
importuno cosí. La tua dimora
piú breve io figurai; ma d’Alessandro
piacevole è il soggiorno e di te degno.
Cleofide. (Giá di nuovo è geloso! Ardo di sdegno.)
Alessandro. Parla, Asbite: che chiede
Poro da me?
Poro.  Le offerte tue ricusa,
né vinto ancor si chiama.
Alessandro.  E ben, di nuovo
tenti la sorte sua.
Cleofide.  Signor, sospendi
la tua credenza: Asbite
forse non ben comprese
di Poro i detti.
Poro.  Anzi son questi.
Cleofide.  Eh! taci.
Poro. No: lo pretendi invan.
Cleofide.  (Per suo castigo
abbia ragion d’ingelosirsi.) Il passo,