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atto primo 27

ATTO SECONDO

SCENA I

Appartamenti reali con tavolino e sedie.

Selene ed Araspe.

Selene. Chi fu che all’inumano
disciolse le catene?
Araspe. A me, bella Selene, il chiedi invano.
Io prigioniero e reo,
libero ed innocente in un momento,
sciolto mi vedo, e sento
fra’ lacci il mio signor: il passo muovo
a suo pro nella reggia, e vel ritrovo.
Selene. Ah! contro Enea v’è qualche frode ordita.
Difendi la sua vita.
Araspe.  È mio nemico.
Pur, se brami che Araspe
dall’insidie il difenda,
tel prometto: sin qui
l’onor mio nol contrasta;
ma ti basti cosí.
Selene.  Cosí mi basta.
 (in atto di partire)
Araspe. Ah! non toglier sí tosto
Il piacer di mirarti agli occhi miei.
Selene. Perché?
Araspe.  Tacer dovrei ch’io sono amante;
ma reo del mio delitto è il tuo sembiante.