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322 v - alessandro nell'indie


Cleofide. Ancor non m’assicuro:
giuralo.
Poro.  A tutti i nostri dèi lo giuro.
          Se mai piú sarò geloso,
     mi punisca il sacro nume,
     che dell’India è domator.

SCENA VII

Erissena accompagnata da macedoni, e detti.

Cleofide. Erissena! Che veggo!
Poro. Come! Tu nella reggia?
Erissena.  Un tradimento
mi portò fra’ nemici, e un atto illustre
del vincitor pietoso a voi mi rende.
Cleofide. Che ti disse Alessandro? (Poro si turba)
Parlò di me?
Poro. (si corregge) (Ma questa
è innocente richiesta.)
Erissena.  I detti suoi
ridirti non saprei: so che mi piacque;
so che dolce in quel volto
fra lo sdegno guerrier sfavilla amore.
Di polve e di sudore
anche aspersa la fronte
serba la sua bellezza, e l’alma grande
in ogni sguardo suo tutta si vede.
Poro. Cleofide da te questo non chiede.
 (con isdegno ad Erissena)
Cleofide. Ma giova questo ancora
forse a’ disegni miei.
Poro. (Ah! non torniamo a dubitar di lei.)
Cleofide. Macedoni guerrieri,
tornate al vostro re: ditegli quanto
anche fra noi la sua virtú s’ammira;