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288 | iv - ezio |
SCENA XVI
Valentiniano.
Sdegno, amor, gelosia, cure d’impero,
che volete da me? Nemico e amante,
e timido e sdegnato a un punto io sono;
e intanto non punisco e non perdono.
Ah! lo so ch’io dovrei
obbliar quell’ingrata. Ella è cagione
d’ogni sventura mia. Ma di tentarlo
neppure ardisco, e da una forza ignota
cosí mi sento oppresso,
che non desio di superar me stesso.
Che mi giova impero e soglio,
s’io non voglio — uscir d’affanni,
s’io nutrisco i miei tiranni
negli affetti del mio cor?
Che infelice al mondo io sia,
lo conosco, è colpa mia;
non è colpa dello sdegno,
non è colpa dell’amor.