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atto secondo 281


Fulvia. E se fosse innocente? Eccoti privo
d’un gran sostegno; eccoti esposto ai colpi
d’ignoto traditore;
eccoti in odio... Ah, mi si agghiaccia il core!
Valentiniano.  Volesse il ciel che reo non fosse! Ei viene
qui per mio cenno.
Fulvia.  (Ah! che farò?)
Valentiniano.  Vedrai
ne’ suoi detti qual è.
Fulvia.  Lascia ch’io parta.
Col suo giudice solo
meglio il reo parlerá.
Valentiniano.  No, resta.
Massimo. (vedendo venir Ezio)   Augusto,
Ezio qui giunge.
Fulvia.  (Oh Dio!)
Valentiniano.  T’assidi al fianco mio. (a Fulvia)
Fulvia. Come! Suddita io sono, e tu vorrai...
Valentiniano.  Suddita non è mai
chi ha vassallo il monarca.
Fulvia.  Ah! non conviene...
Valentiniano.  Non piú: comincia ad avvezzarti al trono.
Siedi.
Fulvia.  Ubbidisco. (In qual cimento io sono!)
  (siede alla destra di Valentiniano)

SCENA XIII

Ezio disarmato e detti.

Ezio. (nell’uscire, vedendo Fulvia, si ferma)
(Stelle, che miro! In Fulvia
come tanta incostanza!)
Fulvia. (Resisti, anima mia.)
Valentiniano.  Duce, t’avanza.