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278 iv - ezio


troppo recenti: io lo conosco; e pure,
rammentando i perigli,
è forza che a tal nodo io ti consigli.
Onoria. (Rifiutarlo or dovrei; ma...) Senti. Alfine,
se giova alla tua pace,
disponi del mio cor come a te piace.
Massimo. Signore, il tuo disegno
io non intendo. Ezio t’insidia, e pensi
solamente a premiarlo?
Valentiniano.  Ad Ezio io non pensai: d’Attila io parlo.
Onoria. (Oh inganno!) Attila!
Massimo.  E come?
Valentiniano.  Un messagger di lui
me ne recò pur ora
la richiesta in un foglio. È questo un segno
che il suo fasto mancò. Non è l'offerta
vergognosa per te. Stringi uno sposo,
a cui servono i re: barbaro, è vero;
ma che può, raddolcito
dal tuo nobile amore,
la barbarie cangiar tutta in valore.
Onoria. Ezio sa la richiesta?
Valentiniano.  E che! Degg’io
consigliarmi con lui? Questo a che giova?
Onoria. Giova per avvilirlo e perché meno
necessario si creda:
giova perché s’avveda
che al popolo romano
utile piú d’ogni altra è questa mano.
Valentiniano.  Egli il saprá; ma intanto
posso del tuo consenso
Attila assicurar?
Onoria.  No: prima io voglio
vederti salvo. Il traditor si cerchi,
Ezio favelli, e poi
Onoria spiegherá gli affetti suoi.