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atto primo | 261 |
So chi t’accese:
basta per ora.
Cesare intese:
risolverá.
Ma tu procura
d’esser piú saggio.
Fra l’armi e l’ire
giova il coraggio:
pompa d’ardire
qui non si fa. (parte)
SCENA X
Ezio e poi Fulvia.
Ezio. Vedrem se ardisce ancora
d’opporsi all’amor mio.
Fulvia. Ti leggo in volto,
Ezio, l’ire del cor. Forse ad Augusto
ragionasti di me?
Ezio. Sí, ma celai
a lui che m’ami; onde temer non déi.
Fulvia. Che disse alla richiesta e che rispose?
Ezio. Non cedé, non s’oppose:
si turbò; me n’avvidi a qualche segno;
ma non osò di palesar lo sdegno.
Fulvia. Questo è il peggior presagio. A vendicarsi
cauto le vie disegna
chi ha ragion di sdegnarsi e non si sdegna.
Ezio. Troppo timida sei.