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196 iii - catone in utica


          come al tuo core
          lascio ancor io
          tutta dell’odio,
          la libertá. (parte)

SCENA VII

Emilia e Fulvio.

Fulvio. Tu vedi, o bella Emilia,
che mia colpa non è, s’oggi di pace
si ritorna a parlar.
Emilia.  (Fingiamo.) Assai
Fulvio conosco, e quanto oprasti intesi.
So però con qual zelo
porgesti il foglio, e come
a favor del tiranno
ragionasti a Catone. Io di tua fede
non sospetto perciò. L’arte ravviso
che per giovarmi usasti. Era il tuo fine,
cred’io, d’aggiunger foco al loro sdegno.
Non è cosí?
Fulvio.  Puoi dubitarne?
Emilia.  (Indegno!)
Fulvio. Ora che pensi?
Emilia.  A vendicarmi.
Fulvio.  E come?
Emilia. Meditai, ma non scelsi.
Fulvio.  Al braccio mio
tu promettesti, il sai, l’onor del colpo.
Emilia. E a chi fidar poss’io
meglio la mia vendetta?
Fulvio.  Io ti assicuro
che mancar non saprò.
Emilia.  Vedo che senti
delle sventure mie tutto l’affanno.