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atto secondo 137


Laodice.  Ascolta, Idaspe:
amarti non poss’io.
Emira. Cosí crudele! Oh Dio!
Laodice.  Se è ver che m’ami,
servi agli affetti miei. L’amato prence,
con virtú di te degna, a me concedi.
Emira. Oh! questo no: troppa virtú mi chiedi.
Laodice. Siroe si perde.
Emira.  Il cielo
gl’innocenti difende.
Laodice.  E se la speme
me pietosa ti finge, ella t’inganna.
Emira. Tanto meco potresti esser tiranna?
Laodice. T’odierò fin ch’io viva; e non potrai
riderti de’ miei danni.
Emira. Saranno almen comuni i nostri affanni.
               Laodice. Amico il fato
          mi guida in porto,
          e tu, spietato!
          mi fai perir.
               Ti renda Amore
          per mio conforto
          tutto il dolore
          che fai soffrir. (parte)

SCENA XV

Emira.

Sì diversi sembianti
per odio e per amore or lascio, or prendo,
ch’io me stessa talor né meno intendo.
Odio il tiranno, ed a svenarlo io sola
mille non temerei nemiche squadre;