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atto secondo 127


vieni al mio sen. Perché due figli eguali
non diemmi il ciel?
Medarse.  Se ricusar potessi
di scemar, per salvarti, i giorni miei,
degno di sì gran padre io non sarei.
               Deggio a te del giorno i rai,
          e per te, come vorrai,
          saprò vivere o morir.
               Io vivrò, se la mia vita
          è riparo alla tua sorte;
          io morrò, se la mia morte
          può dar pace al tuo martír. (parte)

SCENA VII

Cosroe.

Piú dubitar non posso:
è Siroe l’infedel. Vorrei punirlo,
ma risolver non so; ché in mezzo all’ira
per lui mi parla in petto
un resto ancor del mio paterno affetto.
               Fra sdegno ed amore,
          tiranni del core,
          l’antica sua calma
          quest’alma perdé.
               Geloso del trono,
          pietoso del figlio,
          incerto ragiono,
          non trovo consiglio;
          e intanto non sono
          né padre né re. (parte)