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atto primo | 103 |
cangia affatto i costumi:
rende il timido audace;
fa l’audace modesto.
Siroe. (Che nuovo stil di tormentarmi è questo!)
Emira. Meglio è lasciarvi in pace. A’ fidi amanti
ogni altra compagnia troppo è molesta.
Laodice. Idaspe, e pur mi resta
un gran timor ch’ei non m’inganni.
Emira. Affatto
condannar non ardisco il tuo sospetto.
Mai nel fidarsi altrui
non si teme abbastanza; il so per prova:
rara in amor la fedeltá si trova.
D’ogni amator la fede
è sempre mal sicura:
piange, promette e giura;
chiede, poi cangia amore;
facile a dir che muore,
facile ad ingannar.
E pur non ha rossore
chi un dolce affetto obblia,
come il tradir non sia
gran colpa nell’amar. (parte)
SCENA VI
Siroe e Laodice.
Laodice. Siroe, non parli? Or di che temi? Idaspe
piú presente non è: spiega il tuo foco.
Siroe. (Che importuna!) Ah! Laodice,
scorda un amor che è tuo periglio e mio.
Se Cosroe, che t’adora,
giunge a scoprir...
Laodice. Non paventar di lui:
nulla saprá.