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atto primo 99


Medarse. A placar m’affatico
gli sdegni del germano:
tutto sopporto e m’affatico invano.
Siroe. Come finge modestia!
Emira.  È a me palese
l’umiltá di Medarse.
Siroe.  Ah! caro Idaspe,
è suo costume antico
d’insultar simulando.
Medarse. (ad Emira)  Il senti, amico?
Quant’odio in seno accolga,
vedilo al volto acceso, al guardo bieco.
Emira. Parti; non l’irritar; lasciami seco. (a Medarse)
Siroe. Perfido!
Medarse.  Oh Dio! m’oltraggi
senza ragion. Deh! tu lo placa, Idaspe:
digli che adoro in lui
della Persia il sostegno e il mio sovrano.
Emira. Vanne. (a Medarse)
Medarse.  (Il trionfo mio non è lontano). (parte)

SCENA IV

Emira e Siroe.

Siroe. Bella Emira adorata...
Emira. Taci, non mi scoprir: chiamami Idaspe.
Siroe. Nessun ci ascolta, e solo
a me nota qui sei.
Senti qual torto io soffro
dal padre ingiusto.
Emira.  Io giá l’intesi; e intanto
Siroe che fa? Riposa
stupido e lento in un letargo indegno?
E allor che perde un regno,