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l’Arco e il destro verso il capitello della prossima colonna, ambo denudati, in atto di spiegare al vento il vessillo trionfale per dinotare l’azione. Le due braccia protese, di cui mancano le mani, dovevan sostenere l’asta del vessillo, la quale fu pure distrutta, solo avanzandone l’estrema punta. Il vessillo è quadrato ed ha una frangia, come il labaro, o insegna imperiale, che era di color porpora con frange d’oro, tempestato di gemme, e si spiegava allora soltanto che l’Imperadore fosse sul campo; in tal caso dal colore lo si appellava anche flamula1. Delle due cosce la sinistra è scoperta quasi per intero, e la destra si nasconde appena sotto un primo velo delle vesti; le quali son formate di una specie di palla senza maniche, trattenuta con fermagli su i due omeri, stretta da un cingolo alla vita e scendente sino a metà delle cosce, e di una lunga stola2, pure priva di maniche, scendente sino ai piedi. Di questi manca il destro, che si staccava dal marmo in tutto rilievo.

Non occorrerebbe maggior disamina della figura, imperocchè il disegno ne mostra in modo chiaro le varie parti; ma, a meglio richiamarvi sopra l’attenzione degli intelligenti, non posso dispensarmi dal farne notare tutte le bellezze. Si osservi, innanzi tutto, la giusta inclinazione di tutto il corpo rispetto alla verticale e l’inflessione proporzionata dell’alta parte del corpo rispetto all’inferiore, il distacco delle due cosce, l’elegante rialzamento della gamba destra, la tensione non forzata, ma libera dell’altra, la elegante posa del braccio sinistro. In questo atteggiamento della persona apparisce naturale che essa si libri a volo. Non v’ha alcuna durezza nelle movenze, nessun contrasto di linea nelle varie membra. Stupende son poi le proporzioni del corpo, che gli svolazzi e i ripiegamenti delle vesti con valente maestria lasciano intendere appieno. Nè meno naturali questi svolazzi e ripiegamenti, che mentre danno risalto alle forme, ne seguono l’impulso in proporzione della lunghezza e del posto. Peccato che il viso, che doveva essere bellissimo, si raffiguri poco per le sof-

  1. Luigi Vaslet, Introduzione alla scienza delle antichità romane, Napoli MDCCCI, Dom. Sangiacomo, pag. 42. — Aula, Antiquitatem romanorum epitome, Neapoli MDCCLXXVIII, apud Vincentium Ursinum, parte prima, pag. 222.
  2. Vaslet, op. cit. pag. 111.