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mico, o nel volgare e difettoso. La correzione fatta al modello colla memoria porta al convenzionale, e la copia esatta di esso, di un solo, trascina al volgare e al difettoso, perchè è umanamente impossibile che un solo modello abbia in sè, oltre l’insieme, tutte quelle perfezioni di parti, che costituiscono il bello, che è il fine dell’arte. Così e non in altro modo è l’idealista; e così sono io ed ho insegnato sempre così».

Da questo brano di sì insigne scultore, più competente a scrivere di arte, perchè alle teorie accoppia la somma pratica della plastica e dello scalpello, ben si rileva che io non mi sia apposto al vero nel confutare Trombetta, sebbene il linguaggio del Dupré non sia neppur sempre esatto. Però dal contesto traspare tutto intero il mio concetto, che il bello non lo si trovi in un solo soggetto, ma in molti, un po’ per parte, e che da questa fusione nasca l’opera d’arte, la quale, generata dalla fantasia dell’artista per mezzo di tal industre lavorìo, non puossi dire che risponda ad un tipo che esista in natura tale e quale, o presso a poco. Chi più si attiene a questi precetti è più idealista, chi più scende a ritrarre il nudo vero da minor numero o da un sol soggetto è più verista.

L’artista greco, che seguì in alto grado le massime che insegna il Dupré, riuscì idealista più che altri mai. Zeusi, il celebrato pittore di Eraclea, volendo dipingere una Elena bellissima, scelse cinque fra le più belle donzelle di Cotrone, togliendo da ciascuna quella parte che gli sembrava adatta al suo fine1.

Winkelmann2, sommo negli studii e nella critica dell’arte antica, è dello stesso mio parere, contrario a quello di Trombetta. Egli dice: «Di ciò persuasi (cioè che nessun essere umano contenga tutte le membra squisitamente perfette), i più saggi artisti (antichi)… il bello su varii oggetti ricercando, studiavansi di combinarlo insieme..... Dalla scelta delle più belle parti e dalla loro armonica unione in una figura nasce il bello ideale: nè è già questa una idea metafisica, poichè ideali non sono

  1. Lettere di Adriani a Vasari nelle Vite degli Artisti.
  2. Storia delle Arti del disegno presso gli antichi, di Giov. Winkelmann, tradotta dal Tedesco, Milano MDCCLXXIX, nell’imper. monastero di S. Ambrogio Maggiore, Vol. I. pag. 211.