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perchè, ei dice, le colonne, messe lassù, acquistano un aspetto di magrezza. S’intende che lo stesso andrebbe detto del nostro Arco. Ma io non divido l’opinione di Selvatico, sembrandomi quello un partito inevitabile; imperocchè, diversamente, la massa avrebbe dovuto assumere più ampie proporzioni, elevando troppo il monumento, e le basi delle colonne, come i più bassi quadri di sculture sarebbero stati esposti a maggiori ingiurie. Se il piedistallo non è ammesso dai puristi dell’architettura, io stimo che sia miglior partito uno stilobate simigliante che quello dei magri piedistalli degli Archi di Costantino e di Settiminio Severo.

Una delle cose più eleganti e pregevoli dell’Arco di Benevento è la cornice dello zoccolo dello stilobate (Tav. V). L’ampia gola diritta rovesciata sotto la scozia è di un grandioso effetto; come è bella la combinazione delle modanature al di sopra della scozia. Elegante del pari è la cimasa dello stesso stilobate. Serlio1 istesso, così rigoroso, non può trattenersi dall’osservare che «questi due membri sono veramente di buona maniera e belli membri di scorniciamenti»

Ordine — Al di sopra del descritto stilobate si eleva l’ordine, il quale è corintio secondo Selvatico, composito secondo Serlio 2 ed altri (Tav. I, III, V e VI).

Comincio col rilevare che Selvatico non vide il nostro monumento, e che altra cognizione non ne ebbe se non quella che apprese dall’opera citata dei continuatori del Salmon, che scrissero la stessa cosa.

Ma, a parte ciò, l’ordinanza del nostro Arco è corintia o è composita? Fa mestieri soffermarci un poco su questa difficile quistione.

Innanzi tutto, il composito fu veramente un ordine a sè presso i Romani?

Roma prese il meglio delle arti dalla Grecia, e di là trasse i migliori artisti che lavorarono in Roma e nelle province soggette; e i Greci non conobbero che i tre ordini, dorico, ionico

  1. Op. cit.
  2. Op. cit.