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482 del castello medioevale


Il Castello fu destinato interamente per prigione nel 1586, ed i Governatori si ridussero ad abitare solo il contiguo Palazzo, oggi di Prefettura, che era stato ridotto a migliore stato fin dal XV secolo1. Prima di quell’epoca, cioè quando i Rettori abitavano solo il Castello, avevano ai loro servigii un sufficiente numero di soldati2. Esistono ancora al pianterreno tanto di fuori, nel lato di settentrione, che di dentro in ambo i lati, i sedili di fabbrica ove essi solean sedere3.


2. degli avvenimenti che si riferiscono a questo castello


Giovanna I.a Regina di Napoli, moglie di Ludovico Re di Ungheria, secondo riporta il cronista Domenico di Gravina4, avrebbe rimesso in questo Castello, racchiuso in un gran cuoio, il cadavere di Carlo d’Artus Conte di Montederisi, fatto da Lei uccidere come sospetto di avere partecipato nel 1345 alla uccisione del giovinetto Andrea di Ungheria, fratello del nominato Ludovico5. L’invio del cadavere ad Castrum Beneventanum sarebbe stato fatto allo scopo di dare autentica testimonianza del maleficio al Papa Clemente VI, che mostrava interesse di scoprire i complici del triste dramma.

Questo Castello nel 1385 abitò forse Urbano VI dopo la sortita da Nocera6.

In esso fu tenuto prigione per alcun tempo Ambrogio Abbate di S. Sofia; e ne fu scarcerato nel 1412 per ordine di Ladislao, Re di Napoli, che allora possedea Benevento, con lettera da Lui scritta ad Arrigo de Martinis di Vico, Rettore di questa città7.

Giacomo della Marra, marito di Giovanna II.a Regina di Napoli, in questo Castello nell’Agosto o Settembre del 1415 fe’ pri-

  1. Borgia, op. cit. parte II. pag. 198 e 199.
  2.  Id. id. id. pag. 197.
  3. Per ragione dei mutati livelli della strada non ho potuto rispettare nei restauri del Castello l’antico pianterreno; ma questi sedili sono rimasti intatti però a livello del pavimento.
  4. De reb. gest. in Apul. ab. ann. 1333 ad ann. 1350 tom. 12. r. Ital.
  5. Vedi pure Borgia, op. cit. parte II pag. 199 e 200.
  6.  Id. id. pag. 159, 200 e 273 in nota.
  7.  Id. id. pag. 200.