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la facciata della nostra cattedrale, e la figura 2.a rappresenta le quadrifore del Chiostro di S. Sofia.

Egli dice bene però quando definisce ecclettica questa composizione della facciata del nostro Duomo, essendovi rimembranze degli stili toscano, lombardo, bizantino e moresco. Soltanto non so trovare il moresco, come egli vorrebbe, nel giro interno degli archi dell’ordine superiore, sembrandomi che questa scorniciatura sia troppo lontana dall’archivolto sospeso delle arcate del chiostro di Monreale. Questa scorniciatura nel nostro monumento, anzichè rimaner sospesa, poggia sui pilastri proprii, che sono alle spalle delle colonne, e non forma con gli archi su di quest’ultime un organismo solo. Di guisa che, se nel nostro monumento si togliessero le arcate anteriori del secondo ordine, insieme alle colonne che le sorreggono, quelle scorniciature di cui parla Chirtani con i pilastri che le sostengono formerebbero di per sè soli un partito organico e decorativo quasi identico a quello dell’ordine inferiore. Ma, pur essendo ecclettica questa composizione della nostra facciata, a quali monumenti più si inspirò l’autore di essa? Quest’arte è nostra, dell’Italia Meridionale, o della Toscana? Se si tengono presenti le facciate delle chiese della Toscana del XI.° secolo, si nota in esse nell’ordine inferiore una successione di arcate sorrette da lesine, o pilastri molto esili ed alti, alquanto sporgenti dal vivo della facciata; della quale ordinanza, che Hubsch1 ritiene con ragione una imitazione delle antiche chiese di Ravenna, colà si ha l’esempio più antico in S. Paolo a Pisa2. Il Duomo di Troia presenta spiccatamente questa ordinanza nell’ordine inferiore; ed esso, se è di poco posteriore a S. Paolo di Pisa, è però coevo del Duomo della stessa città, essendo stati iniziati il primo nel 1093 e quest’ultimo nel 1092. Secondo i critici, che vogliono derivati i nostri monumenti di questo genere da quelli simiglianti della Toscana, il Duomo di Troia dovrebbe essere una copia di S. Paolo di Pisa. E pure, se ne togli la porta centrale, con la sua lunetta e con l’arcata al di sopra di essa ricorrente a livello dell’intera ordinan-

  1. Hubsch, op. cit. pag. 96 Tav. XLII, fig. 12.
  2. Luogo suddetto.