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384 | dei longobardi e del chiostro e chiesa di s. sofia |
colo IX1. Il Cattaneo2, discorrendo del fonte battesimale del Duomo di Cividale nel Friuli, opera dell’VIII secolo, e propriamente eseguita durante il dominio del re Liutprando, asserisce che «una delle basi delle colonne presenta quattro foglie agli angoli del plinto, locchè accusa un restauro forse del XIII secolo». Il Selvatico3 ritiene che questo battistero sia il caposaldo o il prototipo dell’arte longobarda, non potendosi dubitare affatto della sua epoca. Ora come spiegasi la esistenza della nostra base attica con le foglie d’angolo nel chiostro di S. Sofia? La si può supporre non anteriore al 1000? Secondo il Cattaneo la si dovrebbe riferire, per analogia, al XIII secolo.
Io penso che essa sia antica quasi quanto le altre semplici, e che per la scarsezza degli esempii simiglianti e per la difficoltà di studii più completi gli autori sopra indicati abbiano emesse affermazioni un po’ azzardate, con tutto che il Selvatico abbia fatto rimprovero al Cordero di S. Quintino di non aver studiato lo stile dei Longobardi in quelle terre nelle quali costoro esercitavano più diretta signoria col mezzo dei loro Duchi4. Ora in Benevento non mai venne alcun di loro, meno il Cattaneo5, ma troppo fugacemente, come vedremo.
Poi vi son due basi formate da due antichissimi capitelli bizantini (fig. 6 e 10, 7 e 8). Il primo è un capitello a cubo, ornato nelle quattro facce di un vaghissimo doppio ramo d’acanto con elegante ligatura nel mezzo e agli angoli. È più vago ed elegante dei capitelli congeneri di Parenzo e di Ravenna, perchè in esso si scorge una tecnica assai superiore. Il secondo è un capitello piramidato, ornato di viticci con grappoli d’uva e di uccelli che vi beccano. Il quale ornato, come si vede, racchiude un simbolo spiccatamente cristiano-bizantino. Indubitatamente questi due capitelli bizantini, messi di poi a far da basi, sono per lo meno coevi degli accennati di Parenzo e di Ravenna.