Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
dei longobardi e del chiostro e chiesa di s. sofia | 369 |
ad imitazione dell’omonimo di Costantinopoli. Il Gregorovius1, afferma pure che «Il nome dato da Arechi al Monastero lascia pensare a relazioni ed intelligenze bizantine, e la stessa costruzione della cupola (?) sembra accennare a Bisanzio». E sebbene il De Vita2 asserisca che la forma circolare presente l’abbia assunta dopo la ruina, con la moderna costruzione, vi sono ancora diversi altri fatti che mi riconfermano nella sudetta mia ipotesi.
I Longobardi quì, come nel resto d’Italia, sebbene si fossero giovati dell’Architettura, a preferenza delle altre arti3, non costruirono con uno stile loro proprio, che fosse il prodotto del loro paese d’origine o della loro civiltà o del loro gusto artistico, ma si servirono dell’architettura che trovarono, come osservò giustamente il Cav. Giulio Cordero dei Conti di S. Quintino nella sua celebrata monografia, che ha per titolo «Dell’Italiana Architettura durante la dominazione Longobarda4.
Ora in quel tempo che fu costruito il tempio di S. Sofia, due stili dispuntavansi il campo, il nascente Lombardo e il Bizantino (sebbene vi abbia chi stimi nato il lombardo dall’accoppiamento del Romano col Bizantino5) quello più nel settentrione, questo più nel mezzogiorno e nel centro a cagione del più frequente contatto e commercio con l’Oriente. In ambedue gli stili sembra sia stata prediletta la forma poligonale: hanno pianta poligonale Santa Fosca di Torcello6, l’antica cattedrale di Brescia7 una chiesa a Hierapolis8, S. Angelo a Perugia9, S. Vitale di
- ↑ Nelle Puglie, op. cit. pag. 88.
- ↑ Alter antiquitatum etc. pag. 99.
- ↑ D’Agincourt, Storia dell’Arte, Trad. Italiana, Prato, MDCCCXXVI vol. I pag. 177.
- ↑ Giunta V al vol. 4 di Vitruvio, edizione citata, pag. 144 del vol. 4.
- ↑ Le arti del disegno in Italia, parte 3. pag. 27 e 28 (Parravicini, seguito del Selvatico).
- ↑ Hubsch, Monumenti dell’Architettura Cristiana da Costantino a Carlomagno, ediz, francese di A. Moret, Parigi 1866, Tav. XXXVIII, fig. 22 e Tav. XXXIX fig. 13.
- ↑ Idem Tav. XXXVI fig. 1 a 5.
- ↑ Idem Tav. XXXV fig. 9 e 10.
- ↑ Idem Tav. XLII fig. 4 a 7.