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via appia—ponte leproso 285

fatti da Settimio Severo sieno proprio quelli di muratura di laterizii.

In un manoscritto di Alfonso de Blasio, scrittore Beneventano1, ho letto che Totila abbia rovinato due arcate di questo ponte; ma, l’autore non accennando la fonte cui attinse tale notizia, io non so tenerne conto veruno. Tanto più che poco dopo, nello stesso capitolo, dice di aver tratta questa opinione dal Pezza, il quale avrebbe asserito, sull’autorità del Biondo, e del Volaterrano2: fuit etiam sub Totila Gothorum Rege haec civitas eversa. Ma ciò non dà diritto a inferirne che nella rovina sia stato compreso eziandio il ponte Leproso.

Prima di lasciare questo monumento per avviarci in città, stimo pregio dell’opera affermare che è tutta una poesia quanto hanno scritto alcuni autori intorno alla esistenza qui presso della sepoltura di Manfredi, imperocché, se Carlo d’Angiò venne per la via Latina sulle colline di Calore, ove pose accampamento, se Manfredi era accampato sulla sponda destra di quel fiume, se la battaglia si svolse in quelle piane da Roseto a S. Marciano, se presso il Calore finì miseramente lo Svevo, è inverosimile affatto che il cadavere sia stato portato tanto lontano e in sito opposto a quello dell’azione campale; tanto più che il riconoscimento di esso avvenne proprio nel campo dell’Angioino, e non in città.

Bracci dell’Appia dopo il ponte — Appena dopo i muri di accompagnamento di sopra descritti, ricominciava la via nei punti 19-20 (Tav. XL), la quale prolungavasi in rettilineo appena per la lunghezza 20-22 di circa m. 70.00. Il qual tratto diverge alquanto verso occidente dall’asse longitudinale del ponte. Ho scoverto il pezzo della via 16-17 ben conservato. Esso ha il pavimento, summum dorsum o summa crusta, formato delle solite pietre calcaree poligone irregolari; e sul margine destro, nei punti 14 e 15 ha ancora al loro posto due scansaruote. Ai due lati della carreggiata, agger, convessa trasversalmente, più elevata, e larga circa m. 4.00, esistono i passeggiatoi, margines, larghi m. 1.80, sostenuti da muri, crepidines, spessi m. 0.80.

  1. Istoria inedita di Benevento del 1656, libro I.° capit. XVII.
  2. Blondum, historiarum lib. 6 et Volaterarum lib. 6, fol. 88.