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268 via appia—ponte di apollosa

cora intatto, del muro sinistro di accompagnamento sopra corrente (qui la rivolta sta a circa m. 12.00 dalla luce minore), che è quello a sinistra di chi esamina la figura, e non appariscente per effetto delle piante che sonovi interposte. Da questo pezzo di muro e da quello segnato con la lettera A nell’angolo destro dell’incisione si rileva pure che i sudetti muri di accompagnamento erano di opera reticolata, opus reticulatum, eseguita con molto magistero. I tasselli o quadrucci di pietra calcarea che la compongono hanno il fronte quadrato di lato m. 0.085, e son rientranti oltre m. 0.20. Questo genere di struttura murale, che era molto in uso ai tempi di Vitruvio1, ei ci dice esser molto venusto, ma facile a fendersi; per la qual cosa consigliava a riempirne lo interno di minutaglie con molta e buona malta. Veramente, se dobbiamo giudicare da questi saggi arrivati sino a noi, e in condizioni tanto sfavorevoli, perchè in lotta continua da secoli con le piene del torrente, dobbiam ritenere per lo meno che l’autore non abbia compiutamente ragione. Egli dovè riferirsi a cattivi saggi; ma, adoperando buona malta, anche questo genere di struttura in certe condizioni può riuscir solido. Nell’esempio nostro trovo che a comporre la malta fu adoperato il rapillo vulcanico, abbondante qui nella vallata del Sabato.

Ritengo che questi muri di opera reticolata sieno stati aggiunti dopo, essendo di un genere troppo diverso dall’opera lapidea pseudisodoma del ponte.

Dopo la testata destra di questo ponte per la lunghezza di m. 40.00 avanzano ancora le sostruzioni della via Appia, fatte di minutaglie di tufi; poi segue una interruzione, lunga m. 50.00, dovuta alle erosioni del torrente, e quindi ricomincian le sostruzioni un’altra volta, emergenti dall’alveo di questo. Quest’ultimo tratto, costituito da una murazione a getto con ghiaia e ciottoli, grossa quanto doveva esser la larghezza della via, fu fatto per opporlo all’erosioni del torrente. Sopra di essa sono ancora alcuni grossi lastroni calcarei, di quelli che dovevano pavimentare la via; il qual fatto smentisce l’affermazione di Garrucci2 che

  1. Libro II. capo VIII.
  2. Op. ult. cit. pag. 36.