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via appia 261


Da Equotutico la via menava direttamente a Troia, secondo l’itinerario di Antonino e la Tavola Peutingeriana; ma forse potè passare pure per Vescellium, il quale luogo abitato doveva essere non tra Baselice e Roseto, come asserisce Corcia1, ma alla sinistra di Castelfranco in Miscano, tra questo e Roseto, dove oggi è il bosco di Vetroscello2, cioè poco lontano, a settentrione, di Equotutico. Facilmente l’autore dell’itinerario Gerosolimitano potè scambiare questo Vescellium con la stazione Mutazio Aquilonis; imperocchè le VIII miglia che egli segna tra Equotutico e questa stazione, corrispondenti a chilometri 14.728, son poco più, in linea retta, della distanza che corre tra la contrada S. Eleuterio, ove era sito quest’ultimo, e il bosco di Vetroscello. Anzi, siccome nello avvallamento ad oriente di questo esiste il villaggio di Faeto, io suppongo che di là sia passata la via Egnazia, e che Vescellium sia stata situata poco oltre, se non precisamente ivi. Certo egli è che un’Aquilonia sulla via da Equotutico a Troia non è stata mai conosciuta o menzionata.


4. della via appia da roma a benevento
e dei ponti tufaro, apollosa, corvo e leproso


Strabone, come vedemmo3, la chiamò, insieme alla Latina ed alla Valeria, nobilissimae viarum; Papinio Statio4 cantò:

 qua limite noto
Appia longarum teritur Regina viarum.

Questa via deve considerarsi in tre tratti distinti: quello da Roma a Capua, l’altro da questa città a Benevento, e il terzo da qui a Brindisi. Il primo fu iniziato da Appio Claudio il Cieco nell’anno 442 di Roma, e forse menato a compimento in tre o quattro anni5; ma deve ben intendersi che egli lo rese carreg-

  1. Op. cit. tom. 2. pag. 516.
  2. Vedi carta top. Stato Maggiore sudetta Fol. 174 IV.
  3. Pag. 253.
  4. Lib. 2. Silva, in Surrentino Pollii.
  5. Pratilli, op. cit. pag. 14 e seguenti. Garrucci, Le antiche iscrizioni di Benevento, pag. 36.