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arco del sacramento 241

porti, fatti da me notare poco fa, degli stilobati e del fornice, la esistenza del grand’attico, chiuso, completo (come scheletro) in ogni sua parte, debbano far escludere assolutamente quella ipotesi. Laddove, se fosse stato un Giano, l’attico che noi osserviamo avrebbe dovuto presentare un sol fronte completo.

Stimo abbia dovuto trarre in errore la esistenza di quel masso di muratura, sporgente (Tav. XXX e XXXII) sull’alto della pilastrata occidentale, stimato forse un avanzo della muratura che collegava due attici paralleli per di sopra l’arcata occidentale, normale alla esistente. Ma si sarebbe dovuto por mente eziandio che quel masso aggetta in pari tempo fuori la facciata minore occidentale; la qual cosa contraddice l’ipotesi da lor messa innanzi.

E poi, presentando ambo le facciate principali la risega sugli stilobati, si tocca con mano che erano tutte e due decorate di un ordine solo, sin sotto il piano dell’attico. Mentre, se si fosse trattato di un Giano, tale ordine o non avrebbe dovuto coesistere su una delle due facciate maggiori, o almeno avrebbe dovuto essere assai basso da permettere il girare della crociera inferiormente al piano dell’attico. Devesi adunque affatto escludere che quest’arco sia una porzione di un maggiore edifizio, di un Giano, e non un tutto a sè, completo in ogni parte del suo organismo.

Non mi dilungherò a dimostrare poi che non abbia potuto servire di porta; sol che si ponga mente che esso sta in un sito, che nell’epoca romana era il centro della città, e non sulla periferia, devesi escludere anche quest’altra ipotesi.

Eliminate le due sudette ipotesi, resta chiarito che quest’arco era un monumento, o onorario o trionfale, a similitudine dell’arco Traiano, dal quale differiva soltanto nella parte decorativa, ma gli era simigliantissimo, come ho fatto vedere, nell’organismo.

Tornando all’attico dell’arco presente, il lettore avrà potuto notare che il volto che lo ricovre, secondo i buoni principii di costruzione, imposta sulle pilastrate, non sui muri di fronte. La qual cosa ho osservata per ricordargli quanto dissi1, che, cioè, non mi pare ben segnato dai discepoli di Vanvitelli, nei disegni loro, il volto dell’attico dell’arco Traiano.

  1. A pag. 26.