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214 | arco traiano |
11. materiale struttura e magistero dell’arco
Pria di chiudere questo capo, sento il bisogno e il dovere, ad un tempo, di far conoscere per qual mezzo l’esecuzione artistica di questo monumento sia potuta riuscir tanto perfetta.
Noi sappiamo che i romani, a differenza dei greci, ebbero il sistema di scompagnare, per lo più, l’organismo dalla parte decorativa. Essi costruivano, cioè, prima l’ossatura del loro monumento con pietre o mattoni, e di poi la rivestivano di marmi e di sculture. Lo stesso sistema vedesi praticato nel nostro Arco.
Il nucleo o scheletro di esso è formato di grossi parallelepipedi di pietra calcarea comune per le pilastrate e probabilmente di mattoni per il volto dell’attico; e dico probabilmente giacchè non si ha mezzo per ora come scorgerlo e lo si deve desumere dall’osservazione portata su altre simiglianti costruzioni, fra le quali è l’arco del Sagramento in questa stessa città, di cui mi occuperò nel capo secondo. Attorno al sudetto nucleo son disposte le lastre marmoree di rivestimento.
Quello che nemmeno tutti sanno si è che queste stupende sculture sieno state lavorate in opera, cioè sieno state ricavate dal marmo già applicato, grezzo o sbozzato appena, sulle facce del monumento. Questo, che forse a prima giunta sembrerà strano e difficile ai profani dell’arte, riescirà vecchio agli artisti. Sicuramente, quei massi di marmo Pario furono pria levigati a perfetto pulimento nei piani di assetto, indi commessi con magistero sorprendente sulle facce dello scheletro del monumento, e quivi poi scolpite diligentemente.
Per convincersi di questa verità basta osservare che uno stesso pezzo comprende ad un tempo un tratto di colonna ed un altro del quadro; che i giunti d’unione cadono molto di frequente sul corpo d’una stessa figura scultoria; e che, ove non si fosse adottato l’enunciato sistema, sarebbe riuscito assai difficile conservare tanto accordo e così giusta rispondenza tra le parti destinate ad essere collegate. Nè sarebbero stati sufficienti i modelli di gesso o di scagliola per conservare le giuste e perfette proporzioni; nè si sarebbe potuto ovviare all’inconveniente delle avarie nei canti e negli spigoli più delicati dei molteplici pezzi, nel-