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scritta Armenia capta, e quindi fosse una divinità pure dell’Armenia ed ispiegasse la conquista di questa Provincia per parte di Traiano; imperocchè Muratori1 fa osservare che questi si mosse per imprendere la guerra in quella contrada soltanto nell’anno CXII e non prima.

Ora, se il nostro monumento fu dedicato al massimo nel CXIV, come vedemmo, egli non è possibile che gli artisti avessero avuto tempo di scolpirvi allegorie, fatti ed avvenimenti di questa guerra. E mi soccorre ancora l’affermazione dello stesso Muratori che ritiene essere avvenuta la dedicazione della celebre colonna Traiana in Roma nell’anno CXIII. Essendo in essa scolpiti i soli avvenimenti della Dacia, non par possibile che sia avvenuto il contrario del nostro Arco, monumento quasi coevo di quella. Bisogna dunque spiegar diversamente il simbolo di quelle figure.

Io penso che questi quadri dei misteri mitriaci esprimano il campo d’azione delle straordinarie imprese di si celebre Principe in occidente e in oriente, la bontà delle sue leggi e del suo governo in ambo le regioni; e, di più, che Traiano, qual Mitra, rifulse per il suo genio e per la sua potenza. A me questi quadri parlano un linguaggio più chiaro della iscrizione seguente:

A Traiano più invitto di Mitra.

Come opera d’arte questi quadri sono capolavori di scultura. Nelle linee eleganti dei due genii alati e nella perfezione plastica dei due tori si ravvisan le orme della più splendida arte greca.

Quadri minori a livello dei capitelli, rappresentanti voti pubblici (fig. 3 intercalata nel testo).

Negli intercolunnii su tutte e due le facciate, tra il sommoscapo della colonna e l’architrave della trabeazione sono scolpiti altri quattro quadri rettangolari. Ai due estremi, verso i capitelli, vi sono scolpiti due vasi, che a prima giunta si scambiano per due balaustri, molto massicci, alti quanto tutto il quadro, ornati di foglie d’acqua sul rigonfiamento inferiore. Accosto ad essi son

  1. Op. cit. pag. 421.