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arco traiano 179


Azzardo una ipotesi: fosse egli Plinio Secondo questo personaggio proteiforme? Già sembrommi riconoscerlo nel quadro del giudizio dell’eredità di Tirone (tav. XVI). Ora, se quest’ultima ipotesi ha valore, mentre ha base storica perchè egli intervenne in tal giudizio, e se non si nega la simiglianza della presente con le altre accennate figure degli altri quadri, può ritenersi che sia anche egli qui scolpito sotto le sembianze di Silvano, sapendosi, oltre a ciò, il suo amore per la campagna e per le sue ville.

La figura di Cerere è simigliantissima pure a quella del quadro XIX, e quindi non potrebbe ella essere Marciana, tanto più che somiglia eziandio alla figura muliebre del quadro XVIII.

Riserbomi far meglio questi raffronti allorquando le impalcature degli anditi nei prossimi restauri del monumento permetteranno un più minuzioso lavoro di comparazione.

Rossi intitola questo quadro: voti pubblici per Traiano e sue ricreazioni in campagna. Mancando le altre figure del quadro, fra le quali proprio il protagonista, ogni ipotesi sembrami azzardata. Malamente, pero, a creder mio, il sudetto autore suppone che la figura del protagonista mancante sia Traiano, imperocchè questo quadro, come il corrispondente sulla facciata interna dell’attico (tav. XIX), doveva contenere soltanto deità. Ne poi vi sarebbe stato spazio sufficiente in quel tratto che è rotto per allogarvi quelle figure e quegli utensili dei voti o sacrifizii che egli vi suppone.

Ben diversamente da ciò che pensa lo stesso autore sono scolpiti tre voti di Traiano a Silvano, a Diana, a Marte e ad Apollo nell’arco di Costantino1. Neppure mi sembra ben giustificata l’altra ipotesi delle ricreazioni in campagna, a giudicar soltanto dalla presenza dei sudetti numi campestri. Piuttosto stimo che ognuna di quelle deità debba esprimere, sotto le apparenze di un simbolo, un fatto speciale della vita di Traiano.

Rossi vedeva il lato debole della sua seconda ipotesi nella mancanza di campagna, di sfondo, di prospettiva, di alberi nel quadro presente, ma asserì non pertanto, che ciò non metteva

  1. Bellori, op. cit. tav. 33, 35, 37 e 39.