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al presente se ne vedano l’informe muratura delle spalle sulle due sponde e i fondamenti dei piloni, ma alcuni di questi soltanto nelle magre.

Il Bergier1 reca la seguente iscrizione trovata presso Ossochora nella bassa Ungheria, fra gli avanzi del sudetto ponte: PROVIDENTIA . AVG . VERE . PONTIFICIS VIRTVS ROMANA . QVID . NON . DOMET . SVB JVGVM . ECCE . RAPIDVS . ET . DANVBIVS.

Traiano passò il Danubio appena ebbe costruito questo ponte, e celeramente fece la guerra, nella quale debellò affatto i Daci, tanto che Decebalo, per non cadere in mano dei Romani, si diè la morte; e il suo capo fu portato in Roma. Così la Dacia venne tutta in podestà del popolo Romano, e Traiano vi trasferi una colonia2.

Ora, nulla di più probabile che il ponte che si vede nel nostro quadro presente sia proprio quello famoso sul Danubio, che l’artista volle scolpire per contrassegno del luogo e chiarimento dell’azione. Come dissi, se ne vede soltanto il parapetto, che Rossi scambia per le opere di difesa degli accampamenti. Ma che sia un ponte lo dimostrano ad evidenza le due figure simboliche che emergono dalla cintola in su nei due angoli inferiori del quadro; delle quali quella a destra dell’osservatore porta nella mano sinistra un fascio di piante lacustri. E nel medesimo tempo sulla sinistra di lei è scolpita sul lembo del quadro un’altra pianta lacustre, simile a quelle che vedemmo nei due timpani esterni dell’arcata nelle tavole XII e XIII. Queste due figure simboleggiano al certo la Dacia. Soltanto io non so comprendere perchè l’artista ve ne abbia messe due se il suo pensiero non fu quello di esprimere il concetto delle due guerre, delle due vittorie Daciche. E in ciò son pure discorde dal Rossi, che raffigura in questo quadro la prima delle vittorie Daciche; mentre io stimo che esso rappresenti la seconda strepitosa vittoria.

Il citato autore, il quale divaga in varie ipotesi discorrendo di questo quadro, asserisce pure che le due figure simboliche su-

  1. Histoire des grandes chemins de l’empire romain; e nota 2a alla lettera IV del libro VIII di Plinio Secondo a Caninio Rufo, ediz. cit.
  2. Sifilino, comp. di Dione, nella vita di Traiano.