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cebalo come comandante della legione Minervia, e vi si condusse così bene che Traiano lo regalò del diamante avuto in dono da Nerva1; egli è dunque ben giustificato che l’artista abbia lui scolpito in questo quadro.

Alla destra di Adriano è un uomo, non in basso rilievo come dice Rossi, ma in medio rilievo, perchè nel terzo piano, in tunica manicata e col mantello, che poco si ravvisa, affibbiato sull’omero destro. Egli si eleva dall’impalcato del ponte, scorgendosi quasi tutta la sua gamba destra fra mezzo i travetti del parapetto, e muove la sinistra gamba verso Adriano, cui appoggia la mano diritta sull’alto del braccio destro, in atto anche egli di suggerirgli qualche consiglio. Al solito, tanto il suo braccio quanto la sua tunica sono scolpiti con rara maestria. Il lettore scorgerà che Rossi non ha ragione di credere che questa figura stia a fianco della donna genuflessa, quando, e perchè si trova sul ponte e per ragion di prospettiva, deve esserne tanto lontana.

Alla sinistra di Adriano, nel più basso rilievo, è scolpito di profilo il terzo personaggio che sta sul ponte. Se ne scorge solo la testa e appena una parte del petto, onde non ben distinguesi se sia togato. Ha i capelli più lunghi sul dinanzi, con ricci che gli ricadono sul fronte, e presso che rasi sul cocuzzolo, come sogliono portarli ancora oggidì i contadini su i nostri monti.

Alle spalle di Traiano, finalmente, sono scolpiti due littori, l’uno nel terzo piano, e di esso scorgesi bene la chlamys frangiata e la mano sinistra, di ottima scultura, che regge i soliti fasci laureati e la scure; l’altro di profilo nel più basso rilievo, di dietro la testa dell’Imperadore.

Pria di procedere alla spiegazione di questo quadro, ne fo notare la bella composizione e disposizione. Vedasi come sono state ben situate la figura di Traiano e della donna genuflessa, quelle delle due imploranti nei due angoli, e poi le altre, via via che si allontanano. L’occhio le abbraccia tutte in una volta in bell’armonia. È indubitato che esso è uno dei più pregevoli quadri del nostro monumento.

Rossi, che intitola questo quadro «La Dacia vinta», erra

  1. Muratori, op. cit. nella vita di Traiano.