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arco traiano 163

Non è esatto però quel che dice Rossi, che ella avesse premuta una delle mani sul petto in segno di giuramento. I pregi di questa figura non son da meno della precedente.

Nei due estremi inferiori, alle spalle dei due descritti personaggi, nel secondo piano vedonsi scolpite due figure muliebri, le quali si elevano dalla base del quadro dalla cintola in su, mentre il rimanente del loro corpo sembra affondarsi. Sono entrambe quasi affatto denudate, e solo verso la loro sinistra apparisce un lembo di manto; entrambe han le chiome discinte. Quella a sinistra, alle spalle della donna genuflessa, ha sul cocuzzolo una specie di copertura; e poichè manca totalmente del braccio destro e il sinistro le si asconde dietro il corpo della donna genuflessa, non se ne possono intendere bene l’atto e le movenze. L’altra, sebbene abbia la mano diritta mancante, mostra rivolgerla al vicino Imperadore, da cui chiede pietà; e nel contempo con la sinistra regge un ramo molto folto di pianta lacustre. Una canna acquatica le è scolpita a sinistra sul lembo del quadro.

Alle spalle della prima di queste due figure, sull’altro lembo, a sinistra dell’osservatore, in maggior rilievo che la dietrostante prossima figura, è scolpita una robusta quercia.

Nel medesimo secondo piano alla destra dell’Imperadore, nel mezzo del quadro, scorgesi un personaggio dalla testa meravigliosamente scolpita, che a prima giunta si giudica essere sicuramente affatto iconica, per somma naturalezza, vita ed espressione. Ha il fronte alto, i capelli un po’ corti. Porta la tunica con le maniche rimboccate, e al di sopra la toga, non il mantello, secondo vuol Rossi, il quale si è lasciato trarre in inganno dalle pieghe, che a mo’ di fascia gli cingono la vita. Quella è una parte, è il sinus, come vedemmo, della toga, che par gli cada dall’omero destro per la concitata mossa del braccio. Con la destra premente il braccio di Traiano e con la testa alquanto china verso di lui, egli è in espressivo atto di consigliarlo a favore delle tre figure muliebri che chiedon grazia ai di lui piedi. Il suo atto, l’azione sua drammatica sono più che palesi. I pregi particolari poi di questa figura, oltre che nella evidenza scultoria della testa, risiedono nella notomia del braccio, negli avvolgimenti artistici, ma non manierati, delle vesti, nella esatta inclinazione del corpo