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sono concepiti, disegnati e scolpiti con rara maestria negli avvolgimenti delle pieghe, da lasciar trasparire di sotto bellamente le linee del corpo. Egli ha la destra mano mancante, e nella sinistra stringeva il rotolo o le tavolette, perchè oramai poco o nulla più se ne ravvisa. Quanta naturalezza ed espressione e proporzione in questa figura di Traiano!

Nell’opposto limite del quadro si erge maestosa una figura di donna, portante sulle ricche chiome, annodate in artistica treccia sul di dietro, una corona di alloro e su di questa l’altra turrita. Ha lunga veste stretta dal solito cingolo, che Rossi1 attribuisce alle spose, senza por mente che le altre donne che figurano nei varii quadri di questo monumento lo portano al modo stesso; e per di sopra una sopravveste grandiosa, che ricadendole dall’omero sinistro e passandole per di sotto l’anca destra, va a ripiegarsele in avvolgimenti e pieghe stupendi per di sopra l’avambraccio sinistro. Al braccio destro, mutilato di tutto l’avambraccio, porta un bracciale; e con la sinistra mano regge una specie di scettro quadrangolare, la cui cima è rotta, e se ne ravvisa il prosieguo attaccato al marmo, all’altezza del fronte di lei. Chi ella sia lo vedremo di poi.

A fianco a lei, sulla sinistra, nel secondo piano, vedesi la marziale figura di nerboruto militare, nelle stesse vesti che abbiamo notato portare Adriano nel quadro XVIII. Ma quegli porta qualche cosa di più, cioè un elmo crinito in testa, un ampio scudo ovale, infilato con correggia al sinistro braccio, ed ai piedi, sino a mezza gamba, ricchi coturni ricamati con rovesci sul dinanzi di teste di animali. Volge il braccio destro per di dietro la precedente figura di donna, sulla cui spalla poggia la mano. È rivolto a lei, e par che la sospinga e l’inciti frettoloso verso Traiano. Dalla incisione può desumersi la bellezza virile e il pregio artistico di questa marziale figura di guerriero, non che del gruppo nel suo insieme e nei particolari.

Dinanzi alle tre descritte figure, e propriamente tra il guerriero e Traiano, sono due graziosi fanciulli, un maschio ed una femmina, l’uno affatto ignudo, in ginocchio, l’altra, più prossima

  1. Op. cit. num. 349.