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prefazione ix

same dei monumenti e dei capolavori dell’arte, che educarono tutti gli artisti del nostro glorioso rinascimento. Il solo Vignola non forma un Architetto, come il disegno d’un fiore, d’un viso non forma un Pittore.

Ma questo è per sè solo sì vasto argomento che non mette conto trattarlo più diffusamente qui, dove di passaggio lo si è accennato. Valga solo come documento che essendo sì scarsa l’educazione artistica fra noi, non è a meravigliare se rari sieno pure i serii cultori della storia e della critica dell’arte nostra.

E questi rari cultori dovettero lottare contro difficoltà non poche, nè lievi. Io non saprei meglio esprimerle che con le parole dell’illustre e autorevole Camillo Boito, cui dobbiamo non solo le stupende creazioni architettoniche, rigenerazione dello stile Lombardo, sparse nel Veneto e nella Lombardia, ma anche i profondi studii sui principali monumenti nazionali, scritti con entusiasmo e sentimento di grande artista. Egli dice:1 «Ad apprestare i materiali per la sicura storia dell’arte potrebbero adoperarsi con frutto le Consulte Archeologiche, le Commissioni per la conservazione o per il restauro dei monumenti, le Società di Storici, d’Antiquarii, e via via. Hanno più mezzi materiali che non i privati: e certo i mezzi materiali sono in cotesto genere di fatiche un aiuto prezioso, spesso necessario. In Francia, in Inghilterra, in Germania, per non dire degli altri paesi, gl’Istituti Archeologici, Storici ed Artistici cooperano appunto, col mezzo di pubblicazioni periodiche, di libri,

  1. Camillo Boito, Architettura del Medio Evo in Italia, Milano, Ulrico Hoepli, 1880, Introduzione, pag. XLV.

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