Pagina:Meomartini - I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento.djvu/145


arco traiano 123

la solenne cerimonia, e al di sopra una corona di alloro glielo cinge. «I distintivi del Pontefice Massimo erano la toga pretesta e l’apice in testa chiamato titulus»1; però sappiamo pure che per rito sacro in occasione di sacrifizii si soleva invece portare sul capo un lembo della toga2. Per tale ragione vediamo in questo quadro che Traiano non porta l’apice in testa, ma la toga. È monco d’ambo le mani, ma si comprende dall’atto che è intento a ricevere qualche cosa, forse l’incenso, che gli porge in una cassettina, detta acerra, il vase dei profumi, una giovinetta che gli è di fianco, una delle camille, reggente con la sinistra mano quella e con la destra levandone il coperchio. Ella porta una corta stola stretta alla vita, cadente poco oltre il ginocchio, i capelli spartiti dalla scriminatura, con due ciocche passanti per sopra gli orecchi e indi scendenti sciolte sugli omeri. Rossi a torto dice che questa e l’altra sien due camilli.

Le camille ed i camilli erano ministri degli dei; però queste voci passarono a significare quei fanciulli e quelle vergini impuberi che assistevano nei sacrifizii3 e facevano le somministrazioni ai sacerdoti. In questo quadro son due delle seconde, l’accennata e l’altra alla sua destra, ma nel maggior rilievo, al presente priva della testa e della mano e della gamba destre.

Fra mezzo le due camille ed il Pontefice Massimo è scolpita un’ara mobile, una specie di tripode, di cui avanza la mensa superiore col fronte ornato e contenente il sacro fuoco, e due gambe collegate in croce da due traverse. I piedi sono a forma di zampe di leone.

Alle spalle delle camille è il tibicine, il quale col mesto suon della tibia accompagnava la solenne funzione. Era richiesto nei sagrifizii, non meno che nei giuochi e nei funebri riti. L’istrumento musicale è stato rotto, ma ai tempi di Rossi ne avanzava il becco fra le labbra del tibicine, il quale ha gonfie le gote, come in atto di soffiar entro la tibia, e la destra in atteggiamento di reggerla. Questo personaggio è togato e ha cinto di lauro il crine, come

  1. Ferdinando Secondo, della Vita pubblica dei Romani, Napoli 1784, tom. II. pag. 27 — E Nieupoort, op. cit. pag. 255.
  2. Aula, op. cit. tom. II. pag. 35.
  3. Pantheum mythicum, op. cit. pag. 51.