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112 arco traiano

Imperatori Romani, riscontrasi subito che Traiano e tutti i predecessori sono imberbi, Adriano e i suoi successori sono barbati.

Nello stesso piano delle due descritte figure è quella di Minerva, alla destra di Giove. Essa sulla copiosa chioma annodata al di dietro della testa porta un ricco elmo con visiera, sormontato da una sfinge quadrupede alata che regge un cartoccio o voluta crinite. Così riscontrasi sovente scolpito l’elmo di questa Dea1.

La sfinge alata sull’elmo è la Tebana, che rese l’oracolo a Edipo; e sull’elmo di Minerva è il simbolo della prudenza, necessaria nell’arte della guerra2.

Ha ricchissima e lunga veste (talare instita senza maniche) che le lascia al nudo le braccia; e sulla sinistra spalla un mantello o palla, che appena si scorge. Sul petto ha la corazza o lorica o egida a squame, propria di questa Dea, ornata di una treccia, fermata sulla spalla destra da una fibula, e passante per disotto la cinta che le stringe la veste, e poi ripiegantesi per disotto il fianco sinistro. Al di sopra delle mammelle ha un ricco fermaglio ornato con testa di Gorgone. Regge con la destra mano una lancia astata, e la sinistra ha ripiegata sul petto con graziosissima movenza. Nelle parti nude delle braccia e del volto e nelle grandiose pieghe delle vesti, non che in ogni minimo particolare, questa Minerva è un gioiello d’arte.

Alle spalle dei sudetti tre personaggi sono in un sol piano, altre quattro divinità, Ercole, Bacco, Cerere e Mercurio, ciascuno con i suoi attributi. Del Bacco con la pelle Nemea sulla spalla sinistra e la clava levata nella man destra, sono ammirabili la virile testa con riccia chioma e crespa barba e la coscia, il ginocchio e la gamba destra, sole parti visibili, d’una notomia stupenda, massime il ginocchio. In esso vuol vedere Rossi la figura di Adriano, così come in quella di Giove vuole scorgere Traiano; ma queste son due ipotesi che non rispondono affatto al vero. Tra la testa di Adriano esaminata nel quadro precedente e questa di Bacco vi ha tal differenza quanta ne può passare tra un

  1. Montfauçon, op. cit. tom. I, tav. LXXXI, fig 3.
  2.  idem op. cit. tom. II, pag. 315 e seg.