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108 arco traiano

parenti1. Adriano deificò pure la zia Plotina, l’augusta moglie di Traiano, della quale il Montfauçon riporta una statua2 con la scritta Diva Plotina sul fronte del plinto.

Nel nostro bassorilievo non è raffigurato l’atto dell’apoteosi, cioè la funzione della consacrazione, come vorrebbe Rossi, che l’immagina a torto nel Campo Marzio, quando non v’ha nel quadro nessuno sfondo di prospettiva; ma sibbene l’apoteosi stessa, cioè l’assunzione all’Olimpo fra la compagnia degli Dei. La fantasia degli artisti o il volere degli imperatori faceva variare il modo di rappresentazione di quest’atto; per cui talvolta vedesi scolpito il sacrifizio deificatorio, tal’altra la immagine del deificato che vola agli empirei, e tal fiata, come nel nostro marmo presente, il divinizzato già pervenuto fra il consorzio dei celesti numi.

L’azione è svolta con sette figure, ripartite in due piani, tre nel più alto e quattro nel più basso. La prima a destra dell’osservatore, sotto le sembianze di Giunone, secondo Rossi sarebbe Marciana, in ricco e maestoso abbigliamento muliebre, più che negli altri quadri del monumento si possa scorgere. Un lembo della sopravveste le copre il capo, su cui posa pure una specie di piccolo diadema. Ella, rivolta con la testa verso la prossima figura, ha la destra mano ripiegata sul petto, come in atto di accennare a sè stessa, e la sinistra occupata a ritenere un’asta, di cui avanzano una porzione ch’ella ha stretta fra la mano e l’altra, sormontata da una pina, sull’alto del quadro.

La statua della Diva Plotina riferita di sopra e riportata dal Montfauçon è in atteggiamento presso che simile.

Esaminando molte incisioni di quest’autore, si trova molta simiglianza tra questa figura e quelle di Giunone e di Vesta, onde non sembrerebbe poter decidere quale delle due dee possa meglio raffigurare; tanto più che lo stesso autore3 asserisce che molto sovente esse si confondano e si stenti a distinguerle.

Un aspetto più che regale spira dal tutt’insieme di essa, da farla parer proprio compresa del momento e del luogo solenne. È una delle più bene intese figure del monumento per le giuste

  1. Vaslet, op. cit. pag. 120 e seg.
  2. Op. cit. vol. III. p. 1. tav. XVI. fig. 3.
  3. Tom. 1. pag. 55 e 60.