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arco traiano | 81 |
Non so comprendere perchè Selvatico dica che questi quadri degl’intercolunni sieno di qualche pregio, e li designi inferiori per merito a quelli dell’attico, quasi che nel nostro monumento si potesse ravvisare il portato di varii stili e di differenti epoche dell’arte. Donde egli abbia tratto questo giudizio non so, ma è giuocoforza convenire sempre più che la critica delle opere d’arte va scritta su di esse direttamente.
Puossi pienamente affermare che questo quadro, meno nei particolari delle pieghe ed avvolgimenti delle vesti, meno nei volti, affatto iconici, nello insieme spiri un’aura di stile greco.
Secondo quadro grande (il più basso sulla facciata interna, a destra dell’osservatore) Tav. XV.
Questo quadro rappresenta l’ingresso in Roma di Traiano, reduce dalla Germania nell’anno 99 dell’era volgare, nella primavera di quell’anno istesso che fu proclamato Padre della Patria1, dopo la seconda salutazione imperatoria avvenuta in Germania. Per chi l’ignorasse, gli eserciti romani ebbero costume di salutare o acclamare Imperatore quel capitano che si era distinto moltissimo in una segnalata azione di guerra; e non una ma più volte concedevan questa alta onorificenza alla stessa persona, donde l’origine che questa dal numero delle salutazioni si appellasse Imp. II. III. IV. ecc.2 All’epoca della dedicazione del nostro monumento già Traiano era stato salutato Imperatore per la settima volta.
Egli venne in Roma chiamato istantemente dai cittadini, cedendo alla carità di Patria, e con tale modestia che gli altri Principi non avevan mai tenuta in simili rincontri: «Iam te civium desideria revocabant, amoremque castrorum superabat caritas patriae: iter inde placidum ac modestum, ut piane a pace redeuntis3.
La commozione del Senato e del popolo di Roma qual ne dovette essere grande, se la descrizione che ce ne ha lasciata Plinio nel panegirico commove ancor noi! «Ac primum, qui dies ille, quo exspectatus desideratusque urbem ingressus es! Iam hoc