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78 arco traiano


Alla basilica qualche volta s’innestava il tempio, come praticò Vitruvio, il quale alla basilica di Fano innestò il pronao del tempio di Augusto1. E nel foro Ulpio vi era un superbo tempio in onore di Traiano2. Per la qual cosa si potrebbe pure congetturare che quelle quattro colonne e quella porta di bronzo rappresentino il pronao di questo tempio.

Ma, a parte tutto ciò, puossi ritenere con molta probabilità che l’azione si svolge nell’interno della basilica Ulpia. Questa opera, fra le più celebri di quelle erette sotto sì illustre Principe, doveva necessariamente affacciarsi alla mente dell’artista, il quale, per tanto, volle eternarla nel nostro monumento.

Ma l’azione del quadro non è intesa a rappresentare la dedicazione di questa basilica, siccome opinano Rossi e Isernia3, imperocchè vi manca qualsiasi simbolo o particolare che avrebbe dovuto accompagnare questa cerimonia; sì bene è intesa, a parer mio, a compendiare l’amministrazione civile di Traiano, nella quale in prima riga entrano la giustizia e l’annona. A queste due cose portò egli somma cura, come si apprende dagli storici e dal panegirico di Plinio Secondo.

È ozioso rilevare tutti gli altri errori in cui cade Rossi per rispetto a questo quadro, errori che spiacevolmente fan contrasto con tanta copia di erudizione.

Ed ora passiamo a considerare la parte artistica.

Il lettore non si lasci guidare da quel certo sentimento di ripugnanza che assale ogni osservatore alla vista di un quadro mutilato. Egli, invece, cerchi di reintegrare innanzi tutto nella sua immaginazione questo quadro, di completarlo in ogni suo particolare; indi ne esamini l’insieme ed i particolari. Per l’insieme egli noti la saggia disposizione dei personaggi per rispetto ai tre piani in cui sono scolpiti, le relative posizioni, il maestevole intreccio, la grandiosità dello stile; per riguardo ai particolari noti la somma espressione di ciascun personaggio, le loro squisite proporzioni, il panneggiamento grandioso delle toghe.


  1. Vitruvio lib. V. Cap. I.
  2. Durand, op. cit. vol. II. pag. 30.
  3. Luoghi ora citati.