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ma il lodato Sig. Professor Barlocci, che era venuto nel giugno 1831 a quelle acque per curarsi di un erpete che lo affliggeva in una gamba, dopo alcune osservazioni meco fatte sulla costruzione della medesima mi persuase non essere altrimenti che una conserva o locaJe destinato all’uso dei bagni dolci. Infatti 15. o 18. anni sono, in compagnia della b. m. del Sig. Giovacchino Vanni, la cui morte immatura sarà sempre per me della più acerba ricordanza, non tanto per l’amicizia, che da lunghi anni ci univa quanto ancora pel genio, che nutriva di occuparsi in quei luoghi a rinvenire oggetti di antichità, fu tentato uno scavo a ridosso della fiancata esteriore di quell’edifizio e si rinvenne un grosso condotto di piombo, il quale partiva sotterraneamente dalla parte superiore dove passa il braccio dell’Acquedotto Trajano, che scende dal monte delle ferriere, e veniva a scaricarsi in una vasca assai bene costrutta di mattoni situata sul piano esteriore della detta fiancata. Continuando quindi lo scavo al di sotto della medesima si rinvenne una bellissima chiavica di mattoni che direttamente partendo da quel punto andava a scaricarsi dentro il fosso delle menzionate ferriere, ed in prospetto al locale dei bagni. Non mi riuscì però di fare vedere tutto questo ocularmente al prelodato Sig. Professore, perchè dopo la perdita di un tanto amico, restarono inoperose le mire che si erano concertate fra noi, e dimenticato pure del tutto lo scavo fatto, ritornò la vasca e tutta la chiavica nella sua estensione interrato di nuovo e talmente ingombre di sterpi e rovi, che non potei rintracciare che la linea dove passava, perchè l’abbassamento del terreno me ne dava esattamente l’indizio. Se si tentassero però de’ nuovi scavi in diversi punti, e precisamente dove tuttora si conoscono gli avanzi di antichi edifizj tanto nella contrada dei bagni che sul piano dove esiste il casino mi è avviso che pochi non sarebbero i monumenti che rivedrebbero dopo tanti secoli la luce, e che potrebbero compensare largamente la spesa che vi si potrebbe impiegare. Ma come ciò eseguirsi da altri se non dai RR. PP. di Gesù, che ne sono in possesso, ed ai quali non mancano certo mezzi per supplire a tale spesa? Speriamo però che tempi più fortunati ispireranno ai medesimi il genio di occuparsi ad oggetti si importanti, e che non meritano di restar sepolti nelle viscere della terra. A compimento pertanto di questo capitolo ho creduto riportare la Iscrizione in marino, che sotto il Pontificato di Clemente XII. Corsini di santa ed immortale memoria fu dai RR. PP. di Gesù amministratori del Collegio Germanico Ungarico fatta situare sopra il portone d’ingresso del cortile pel quale si entra nel locale presente dei bagni rifabbricato però in una foggia, che presenta piuttosto l’idea di un Abituro che di una fabbrica destinata per rico-