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mano dell’ottima mia Madre, il quale godendo in virtù del suo ingegno e della sua profondità di dottrina assai stima e favore presso Monsig. Pasquale di Pietro poi Cardinale, ma anche più presso Monsig. Don Giuseppe de’ Principi Doria Abate delle tre Fontane, Arcivescovo di Seleucia, e Nunzio allora alla Corte di Francia, poi esso pure Cardinale, ebbe finalmente l’onore di essere inviato alla metropoli di quel Regno per apprendere sotto il celebre Ab. de l’Epée le necessarie istruzioni, ed essere quindi il primo ad aprire anche in Roma una scuola de’ muti e sordi. Furono così felici i progressi, che egli fece sotto la direzione di quel rinomatissimo Abate istruttore, che ne fu talmente lieto l’animo dell’Eminentissimo Doria da ammetterlo ad una anche più stretta confidenza, come chiaramente rilevasi dalle non poche lettere di cui si degnò onorarlo finchè vi stette in qualità di Nunzio presso di quella Corte, e che potrei tutte riportare se non temessi incorrere nella taccia di troppo noiosa prolissità, contentandomi di produrneuna sola che parmi assai lusinghiera, perchè

riguarda le intime relazioni, che fra di essi passavano, e fa chiaramente vedere la cura

grande, che l’Eminentissimo aveva per quel novello istituto, e la stima del pari di chi vi presiedeva (1 ) Ma non si restrinse a tutto questo l’attaccamento, che nutriva quell’insigne porporato verso del medesimo, poichè nella sua dimora in Parigi gli procurò conoscenze del più distinto ordine, e di let-

(1)Parigi 1. Novembre 1784.


Non ho potuto rispondere prima d’orá all’ultima vostra dei 14 Settembre, perchè volevo comunicarla al nostro bravo Abate de l’Epée, ed egli è stato alla sua solita Villeggiatura Lo vidi finalmente nell’antecedente settimana e restò ben contento nel sentire i progressi che fanno i vostri Allievi. Continuate adunque con coraggio si buona opera, sperando che il Signore ci farà la grazia di proteggerla. Con particolare soddisfazione ho letto i dettagli che mi date, e rapporto ai Maestri da istruirsi per i Paesi forastieri, sono sempre nell’istesso sentimento, cioè che si attenda allo stabilimento. Voi sapete di che vantaggio vi sia stato il soccorso de’ sordi e muti, e lo stesso addiverrà in Roma, inoltre nello stesso tempo voi potrete ammaestrare, che si sceglieranno per ottenere la pensione, e così in un istesso, e coll’istesse fatiche voi renderete più servigj. Giacchè ve ne è uno che pare disposto al disegno, converrà di farglielo apprendere, ma parlandosi molto del mio ritorno in Italia, quantunque io nulla sappia di certo, allora il tutto si terminerà Non deve affliggervi la proibizione che vi ho fatto e vi faccio di esser nominato in questo stabilimento: la medesima cesserà al mio arrivo in Roma, ma frattanto vi prego a non stancarvi dall’intrapresa Opera, e ad essere persuaso della mia riconoscenza alle fatiche che fate e del desiderio che ho di potervi esser utile e sono

Vostro Aff.mo G. ARCIVESCOVO DI SELEUGJA.