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Essendomi straniero affatto quel ramo di scienza che riguarda l’iscrizioni lapidarie antiche, mi rivolsi col mezzo dell ’ istesso amico, come dissi altra volta, al ch. P. Maestro Simmeria in Viterbo acciò si fosse compiaciuto di darmi il suo sentimento sulla interpretazione di questi avanzi lapidarii. Me lo diede riguardo al primo, attribuendogli la spiegazione che segue

            Diis Manibus Sacrum
               Titius Ticus
            Amatissimae Midiae
                  Conjugi
             Benemerenti fecit.

Riguardo poi al secondo confessa di non avergli potuto attribuire alcun senso per esservi, dice egli, un V divergente all ’ ingiù alla maniera etrusca, ed altra lettera alla romana che è rotta. Ritiene però che indicar voglia il tempo in cui fu fatta, e dice altresì essere quanto semplici, altrettanto belle e di antica data. Ma per restare anche più persuasi di quella remota antichità che onora questa in oggi ristrettissima terra Trevignanese, si riportano le tre seguenti memorie, che non possono pur queste andar soggette nè a critica nè a sospetti di qualunque speciosa invenzione per parte di chi scrive, come troppo prevenuto da quello amor patrio, che suole talvolta ingrandire gli oggetti, anche al di là di quello realmente sono: si tratta di cose di fatto, e che io stesso ho conosciute per via di persone ottuagenarie, da molti anni tra-