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64 MEMORIE STORICHE

preparata; ma il testimonio di scrittori coevi o vicini al pittore ben sono preferibili alle conghietture di Requeno. Che però Lionardo dipingesse, e consigliasse di pingere sul muro ben candido, cel dice egli medesimo1; avendo, tre secoli prima di Deleval2, conosciuto che i colori non vengono all’occhio se non perchè la luce riflettuta dal fondo passa per la sostanza colorata e colorasi; e la riflessione tanto è maggiore quanto più il fondo è candido.

Tanti elogi sono stati fatti di questa gran dipintura per l’esattezza del disegno, pel colorito, per l’arte di far riflettere i lumi anche dagli angoli, pe’ panneggiamenti, per le fisionomie che non solo unite agli atteggiamenti di ognuno ne manifestano gl’interni pensieri, ma ben anche i rapporti di parentela fra loro e col Salvatore; e con tanta enfasi, ammirazione ed entusiasmo n’è stato scritto, che vano riputo ora il rilevarne i pregi3.


  1. Tratt. della Pitt. Cap. 100; 123 ec.
  2. Vedi Opusc. scelti di Milano. Tom. ix. pag. 306.
  3. Fra i moltissimi scrittori che il Cenacolo vinciano descrissero, nessuno, a parer mio, meglio comprese ed espresse in parole i sentimenti che Lionardo esprimere volle e seppe nelle figure del Redentore e degli Apostoli, quanto l’immortale fondatore di questa nostra biblioteca il card. Federico Borromeo nella descrizione dell’unitovi Museo (Federici Card. Borromaei. Musaeum. Mediolani 1625 in fol.) »Il pittore, dic’egli, così bene negli atteggiamenti e ne’ volti mostrò i moti interni degli animi, che al guardar la pittura ti par