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DI LIONARDO DA VINCI. 187

breccia detta da noi ceppo, la quale, un composto essendo di ghiaia legata da natural cemento di sciolta calce depostavi, e non avendo perciò la durezza dello scoglio, sostener non si potè a formare sponde perpendicolari ed elevate, e in mezzo al fiume precipitò in enormi massi. Il toglierli di mezzo non era eseguibil progetto; e altronde sempre vi rimanea tal rapidità da superare che, se non impossibile, costosissimo avrebbe quì renduto il rimontare delle barche.

Lodovico della grand’opera incaricò senza dubbio Lionardo, che sul luogo prese le opportune misure e fece le necessarie livellazioni. Ciò abbiamo da una relazione del Pagnani, che manoscritta sta nella nostra biblioteca. In essa leggesi, che quando nel 1518 mandati furono dal governo francese gl’Ingegneri per esaminare come render navigabile l’Adda fra Brivio e Trezzo, seppero dai contadini del paese, che molto prima, per comando di Lodovico Sforza, eransi fatte le medesime lustrazioni, e livellazioni, alle quali essi erano intervenuti. Vero è che ivi si nomina Giuliano Vascono fra gli architetti e non Lionardo; ma ben è probabile che l’opera sua vi prestasse pur egli, cui sempre, ove d’acque trattavasi, vedemmo dal duca adoperato.

Che se pur è dubbio che di tal navigazione s’occupasse il Vinci allora, se n’occupò certamente dopo le convulsioni soffer-