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DI LIONARDO DA VINCI. 129

di darlo alla luce a istruzione de’ combattenti1. Forse il secondo non avea che brievi spiegazioni, quali veggonsi nel codice atlantico presso alcuni mulini ed altri congegni, de’ quali parleremo. Quest’opera de’ mulini è forse quello stesso libro d’Idrostatica, che dicesi venduto al sig. Smith inglese.

XXXIII. Che, oltre i libri di Lionardo fatti di pubblica ragione, o ad altri da lui donati, e perciò mentovati dagli scrittori suoi coevi o vicini, altri molti egli abbiane scritti, ben certi ne siamo noi, poichè tredici volumi di varia forma e mole ne avevamo in questa biblioteca avanti l’anno 1796. Alcuni erano in 16º e in 24º contenenti disegni e note; e questi erano que’ libretti che il Vinci portar soleva attaccati alla cintola per disegnarvi collo stilo d’argento, o scrivervi tutto ciò che vedeva, o accadeagli, degno di serbarne memoria.

Che morendo ei lasciasse molti libri e disegni suoi a Messer Francesco Melzi, già lo vedemmo nel suo testamento. Narra il Dufrêsne2, cui tutti poi copiarono i bio-


  1. Tratt. dell’Arte della Pittura, pag. 384. Un valente pittore esaminando il Trattato di Scienza d’arme di Camillo Agrippa milanese (stampato in Roma nel 1553) ne trovò le figure sì ben fatte, e tanto alla maniera Lionardesca, che sospettò essere le stesse disegnate da Lionardo pel Borri.
  2. Vita di Lionardo da Vinci premessa al Trattato della Pittura.