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84 | memorie storiche di arona |
alli dodici di marzo del 1488, in cui fra le altre cose si legge: In pontificalibus existentibus inter missarum solemnia consecravit ecclesiam novam Beatæ Mariæ V. burgi Aronæ, Mediolanensis Diecesis, cum loco vacuo existenti a tergo capellæ magnæ ipsius ecclesiæ. L’espressione ecclesiam novam toglie ogni dubbio che elevare si potesse sul merito della fondazione di questo tempio; ed il luogo vacuo esistente a tergo della cappella maggiore è pur quello che esiste tuttora in forma di corritoio, che dà l’accesso alle due sagrestie. La fabbrica di questa chiesa era già incominciata nel 1468, mentre in un documento di quest’anno1 la trovo espressa nell’indicazione della coerenza di ponente del Prato oliveto, ora piazza di San Graziano, in questo modo: et in parte edificium novum ecclesiæ Sanctæ Mariæ de Arona, mediante quodam terreno vacuo, quod est cœmeterium. Ricorda il tempo della consacrazione di questa chiesa la lapide di marmo nero che vi sta infissa al muro della nave sinistra, la quale ci riserviamo di riportare a sede adatta, perchè abbracciante degli eventi accaduti in epoche posteriori a questa.
Questo bel tempio, ragguardevole monumento del gusto di quella età, è un maestoso vaso a tre navate sorrette da colonne ottagone d’ordine corintiano con archi e vòlte a terzo acuto, e colla facciata in sasso quadrato in tre campi divisa. È pregevole l’incisione a mezzo-rilievo figurante la nascita del Redentore, posta superiormente alla porta del principale ingresso, perchè accenna l’epoca in cui cominciò a risorgere la scultura in Italia. Non si sa però dar ragione, come essendo questo tempio dedicato
- ↑ Istromento di consegna de’ beni dell’abbazia d’Arona 18 maggio 1468, ricevuto Bartolomeo da Castelletto (nell’archivio municipale d’Arona).