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e del suo castello - libro terzo 77

questa signoria in breve dalle armi di Galeazzo, vi rientrò lo stesso Stefano Visconte, che per qualche tempo ancora lo possedette essendovi di poi subentrato Gaspare Visconte1. Sofferse Arona molte peripezie verso il 1357, e venne rappresagliata dai due partiti de’ Guelfi e Ghibellini, che in Italia ebbero principio nella città di Pistoia nell’anno 1239, ed arsero per due secoli e più l’italico suolo con infiniti danni. Ma la più grande sventura per Arona (se tale può chiamarsi la distruzione di un’oggetto che è la causa di continue molestie), avvenne nel 1358 in cui Giovanni Galeazzo Il Visconte duca di Milano, geloso della sua grandezza, ed istruito delle passate vicende smantellò questa fortezza, quella di Invorio Maggiore, di Castelletto sopra Ticino, di Miasino, e quant’altre vi erano sul Verbano che servivano d’asilo alle fazioni2. Morto poi in settembre del 1402 questo Visconte, ed insorti molti torbidi pendente l’età pupillare de’ suoi figli Galeazzo-Maria, e Filippo-Maria, la loro madre e tutrice Caterina Visconte fece immediatamente ristaurare questa fortezza, considerata come un antemurale dello stato di Milano; e nell’anno 1405, essendosi resi più gravi li torbidi del ducato, mossi dai nemici dei Visconti nella minorità dei predetti di lei figli, vi si ritirò coi medesimi, e con Francesco Barbavara loro tutore insidiato dagli emuli, e vi dimorò per più di sei mesi.

Erano a questi tempi e già sino dal 1393 investiti i Visconti dell’autorità ducale, e per avere conseguentemente avvocato a loro, in vigore del supremo comando, le pre-

  1. Abasil. Petri, Novaria sacra, pag. 536, ed il diploma 12 ottobre 1405 del duca di Milano, pergamena dell'archivio Borromeo Arese di Milano.
  2. Azario e Cotta succitati.