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che si trovano scritte, le quali in sostanza non segnano che dalla fine del secolo X, cioè dalla fondazione dell’abbazia dei monaci di san Benedetto. Gli avvenimenti però della fortezza e del paese sono ancora a noi più vicini di quelli dell’abbadìa, non trovandosene alcun cenno prima della metà del secolo XI. Ed abbiamo certo di che dolerci della trascuratezza dei varcati tempi, che lasciato non ci abbiano le notizie di un così notabile periodo.

Distrutta nell’anno 1158 la città di Milano dalle armi di Federico I imperatore di Germania, denominato Barbarossa, implacabile nemico dei Milanesi, reggendo la sede vescovile Uberto Pirovano, quel popolo ramingo si diffuse specialmente sul Verbano, ed Arona acquistò molte famiglie, che tanto più di buon grado vi stabilirono il loro domicilio, in quanto che Arona ed il forte erano a quei tempi di pertinenza dell'arcivescovo di Milano, e lo furono sino all'anno 1290, dipendentemente dal titolo che avevano di conti dell'impero, conferito da Ottone 1 ad Arnolfo I e successori nell’arcivescovado. Di questo possesso abbiamo le seguenti prove di fatto. Nell'anno 1056 signoreggiava così dispoticamente Arona ed il forte, Oliva de’ Valvassori, nipote di Guido Valvassori da Velate, arcivescovo di Milano, chiamato nelle storie col nome di Wido, che mentre Arialdo Alciati, diacono di Cucciago, esule da Milano, stava predicando con energia evangelica per la conversione del clero miseramente infetto di concubinato e di simonia, venne per ordine della suddetta assalito da alcuni di lei emissarii, e tradotto nella piccola isola dissotto ad Angera, ove nel giorno 28 di giugno dello stesso anno è stato barbaramente trucidato, riportando la palma del martirio. Non andò però impunito questo atroce misfatto, mentre